La storia del calcio è piena di esempi di figli che hanno percorso le orme dei padri, qualcosa di assolutamente normale perché generalmente la passione si trasmette ed i geni sono quelli.
La domanda più ricorrente è, di solito, chi è più forte? Meglio il padre o il figlo?
Domande molto complicate, anche perché in alcuni casi il figlio aveva una vera montagna da scalare (chiedere a Jordi Cruijff…). Ma oggi?
Un esempio molto calzante è quello di Kasper Schmeichel del Leicester; figlio di Peter, ha sicuramente avuto una carriera inferiore in quanto a successi, ma si fa fatica a definirlo “peggiore” o “inferiore”.
Di certo la sua impresa con il Leicester di Ranieri resterà nella storia, tanto quanto i titoli vinti dal padre.
Arriviamo però a Federico Chiesa. Predestinato? Sì. Come il padre? No.
Una caratteristica dei figli calciatori è sempre quella di avere (in un certo senso) la strada “spianata”.
E’ un errore incredibile pensarlo, anche perché molto spesso si ritrovano a crescere calcisticamente negli ambienti dove i padri hanno terminato le loro carriere o dove sono stati particolarmente influenti.
Chiesa non fa eccezione, il padre Enrico ha trascorso anni molto belli ed importanti a Firenze, e lui da lì è partito. La sensazione (evidente) è che però stia letteralmente bruciando le tappe che il padre, ha percorso sicuramente in più passaggi.
E tecnicamente? Giocatori diversi.
Enrico era e giocava al tempo dei veri “numeri 10” pur essendo un attaccante – seconda punta che realizzava molti goals. Federico – che indossa esclusivamente Nike Mercurial Vapor – è uno di quei giocatori tatticamente perfetti, ideali per ogni epoca calcistica, corsa, velocità, resistenza, tecnica. Esterni così ce ne sono pochi.
Dopo la doppietta a San Siro, la percezione è che la crescita di Federico nella Juventus possa avere sviluppi molto interessanti, e quest’anno abbiamo gli Europei…