Il nostro Ambassador Federico fa un bel racconto della sua stagione alla trota. Partita piano, ma finita benissimo. Un testo particolare, con tanti spunti, e che fa venire una matta voglia di buttarsi sul fiume e sul torrente per ricominciare a pescare
Come ben sapete la pesca alla trota “nativa” è la mia più grande Ossessione – sì, lo scrivo con la maiuscola! – ormai da anni, e ogni pescata è dedicata alla ricerca di esemplari selvatici.
Selvatici come gli ambienti in cui mi immergo per pescarle.
Negli anni ho imparato a ricercare questo pesce con diverse tecniche, in particolare lo spinning e il fly-fishing, scegliendo la tecnica più divertente e più ad hoc in base allo spot da affrontare.
Quest’anno, per cause climatiche che tutti ben conosciamo, la season non è stata per nulla scontata e mi ha costretto ad avventurarmi in posti che non conoscevo prima, regalandomi giornate molto frenetiche e piene di catture, e giornate ferme senza neanche l’ombra di una trota.
Il mio territorio di caccia abituale è la Valtellina, per me un piccolo paradiso, facile da raggiungere ma non ugualmente facile da pescare.
Un mondo da conoscere, scoprire e frequentare.
Penso che dopo anni di pesca in questo posto io stesso conosca veramente poco rispetto alla vastità di opzioni che questa terra ti pone.
Dal grosso e “lento” fondovalle, ai turbolenti torrenti, fino ad arrivare a splendidi altopiani e laghi alpini.
In questo articolo del Blog di SportIT non parleremo di spot.
Infatti, chi pratica questa disciplina sa come gli angler più maniaci siano “gelosi” dei loro spot e un po’ lo sono anch’io, quindi parleremo di esche e attrezzatura, avventure, momenti di pesca e vita in outdoor.
Partiamo dall’inizio.
Attrezzatura: dalla canna al finale
La canna che utilizzo è una Molix Fioretto Essence 25 grammi.
L’ho acquista per due motivi: il primo è che volevo una canna polivalente che mi permettesse di montare una hard bait e all’occorrenza una soft bait, mantenendo sensibilità e robustezza; il secondo motivo è che volevo degli anelli più grossi rispetto a quelli montati sulla canna precedente, così da evitare la formazione eccessiva di ghiaccio nei periodi più freddi e per agevolare, nel caso in cui si presentasse la situazione, l’uscita del nodo di congiunzione dagli anelli.
Requisiti passati a pieni voti, perché la Fioretto Essence mi ha gestito bene tutte le esche con le quali l’ho usata e mi ha aiutato a gestire bene ogni combattimento effettuato.
Lo posso scrivere nero su bianco: questa è la prima canna che non cambierò a fine stagione.
Come mulinello ho scelto un Daiwa Caldia LT 4000 – Brambo, sei esageratooooo! – perché anche un 3000 poteva andare bene, probabilmente, però vi posso solo dire che il bilanciamento canna/mulo è ottimale, la combo non perde in leggerezza e, nonostante l’utilizzo assiduo e prolungato durante le ore in pesca, non mi ha mai affaticato.
Inoltre, durante il combattimento, sapevo di potermi “appendere” al mulinello e tirare nel caso in cui tale azione fosse servita.
Per completare il tutto ho sostituito il knob – per chi non sa cos’è, è il pomello che tenete in mano per recuperare, cioè l’estremità della manovella – e l’ho sostituito con uno di Gomexus in eva tondo da 38mm: non c’è cosa più comoda da tenere in mano, se vi piace avere una sensazione di stringere qualcosa di sostanzioso, provatelo!
Bene, possiamo passare ai fili e poi alle esche. Cercherò di non dilungarmi.
Filo in bobina: trecciato 0,16 mm. Io uso un Daiwa J-Braid ad alta visibilità ma ci sono molti altri fili validissimi in commercio. Unico consiglio: prendeteli con alta visibilità tanto il pesce non lo vede ma servirà a voi per sapere dove siete e nel caso in cui peschiate con un socio lo aiutate a capire dove siete e quindi dove lanciare.
Come terminale, un fluorocarbon.
E qui ci vuole la precisazione: PESCARE LA TROTA NON VUOL DIRE USARE FILI FINI.
È un predatore che, se caccia, catturerete anche se avete come finale una corda!
Bisogna usare fili grossi sia per avere più sicurezza sul pesce sia per recuperare più esche in caso di incaglio.
Io personalmente uso uno 0,40 millimetri.
Se qualcuno vi dice che basta un 0,20 millimetri è perché non ha mai pescato in fiume a spinning, ad ogni pescata o ogni due, dipende da quanto lavorate il terminale, sarebbe opportuno sostituire il finale infatti risulterà in gran parte abraso dallo sfregare contro i sassi, figuratevi con un filo più fino rischiamo di rompere in ferrata senza che ce ne accorgiamo, ve lo garantisco.
Che nodo uso per congiungere treccia a fluorocarbon? Ecco, sempre per una questione di recupero esche o perdita di meno terminali possibili, uso un FG knot, un nodo tanto robusto quanto lungo da fare, ma da quando lo faccio non ho perso più un esca, a meno che non sia piantata in un posto dove a sfregare non è il terminale ma la treccia…
Per collegarmi allo snap uso un clinch semplicissimo.
Finalmente arriviamo alle lures
Ve le dividerò in 2 categorie, quelle meno costose e quelle un po’ più costose. Vi anticipo che entrambe le scelte sono su esche molto valide e catturanti.
Partiamo da quelle più economiche.
La scelta cade in automatico su 2 brand: Molix e Real Winner.
Le esche di Molix con le quali ho avuto delle belle soddisfazioni sono 2: il Jubar FS e il Finder Jerk 110, esche “rischiabili” buone in diverse situazioni. Colorazioni a vostra scelta, sono una piu bella dell’altra.
Il Real Winner non ha bisogno di spiegazioni: esca classica nel mondo della pesca alla trota e non solo.
Come esche di fascia superiore vi propongo altri 2 brand: Duo e Smith.
Per Duo ci sono tante esche molto valide ma due in particolare ve le voglio indicare: la prima è lo Spearhead Ryuki 70/80/95, un’esca veloce, super lanciabile e che tiene benissimo la corrente; la seconda è il Realis Jerkbait 85/100, un’esca che dove la pucci cattura. Tra le esche di Duo lei è la mia preferita.
Per Smith ho solo un esca da proporvi in 2 dimensioni, sto parlando del D-contact 72 e 85, esca micidiale, ha un peso giusto per le sue dimensioni e un nuoto molto adescante.
Ultima esca da consigliare è una soft bait, il Black Minnow di Fiiish: un nome, una garanzia!
Gli ami devono essere di ottima qualità. Io mi affido per i singoli agli assist Native di Bkk, mentre per le ancorine alle BKK Fangs.
Non c’è da fare gli schizzinosi
Durante le mie sessioni mi piace non farmi mancare nulla. Quindi organizzo tutto in modo minuzioso.
Non solo in termini di pesca, ma anche per quanto riguarda la vita all’aperto: generalmente una battuta a trote dura per me 2 o 3 giorni, ciò comporta avere dietro cambi, cibo, roba per dormire e un kit medico (per sicurezza).
Ho cosi suddiviso il baule in 3 slot:
- Un primo con solo tutti i vestiti di cambio (2/3 calze, 2 magliette, 2 pantaloni, 2 felpe).
- Un secondo con tutta la parte cibo, fornelletto, pentole, caffettiera, pasta, sughi pronti e scatolette di tonno o Simmenthal.
- Un terzo con le esche, i fili, i waders e roba varia per la pesca.
La cosa fondamentale di queste avventure è il sapersi adattare, non c’è nulla di pronto e di scontato, quando partite da casa potete avere un idea di dove pescare ma potrebbe essere che per cause terze il programma cambi, e di conseguenza non c’è mai un posto fisso dove dormire o dove mangiare.
Si prende quello che si trova: non c’è da fare gli schizzinosi!
Qualche tempo fa un ragazzo mi ha scritto questo messaggio: “In arrampicata c’eran quelli che negli anni ’60’70 vivevano di niente in auto sotto lo Yosemite per scalare. Si chiamavano dirtbagger. Te sei un po’ un dirtbagger della pesca, sognatori, gente libera“. È stato uno dei complimenti più belli che potessi sentire, e mi fa piacere vedere che ciò che faccio rende partecipi e felici anche altre persone.
A inizio stagione, invece, conobbi un ragazzo della valle, gli spiegai cosa facevo e come ero attrezzato, il giorno dopo tornò al mio accampamento e mi regalò un tagliere in legno fatto da lui. Piccoli gesti che per me valgono troppo.
Ho pescato prevalentemente in solitaria con qualche eccezione molto gradita di mezze giornate o giornate trascorse in coppia.
Da ogni momento devo ammettere che ho imparato qualcosa, sia da persone più grandi di me che da persone più piccole.
Ma la pesca in generale ci insegna sempre qualcosa, la prima di tutte è il rispetto della natura, dei suoi abitanti e di tutto ciò che ci circonda, e questo lo impari solo vivendo l’outdoor non di certo al bar o in città. A proposito di wild, quest’anno ho incontrato 2 cerbiatti e un tasso… incontri insoliti ma stupendi.
Vi racconto una avventura….
Se mi seguite su instagram (@br_angler) sapete che amo il fondovalle ma ogni tanto mi riservo qualche uscita in laghi alpini.
A luglio ho condiviso una stupenda uscita con Matteo e la sua ragazza.
Siamo stati in Val Viola, un posto a dir poco conosciuto come meta di pesca, abbiamo trascorso una notte in tenda e abbiamo pescato tutte le ore possibili, a spoon abbiamo sentito tante mangiate ma purtroppo senza nessuna allamata. Il mattino seguente, dopo una notte piovosa, mi svegliai al’alba, aprii la veranda e misi su un bel caffè mentre guardavo il lago. Quante bollate… che voglia di iniziare a pescare… Finito il caffè presi la mia canna da mosca e inizia a pescare.
Di tutta l’esperienza, la cosa più bella in assoluto, esclusa la compagnia e tutto ciò che ci orbita attorno, vi garantisco che è stato propio questo aneddoto sopra raccontato, questione di una mezz’ora, il risveglio al mattino, un buon caffè e la pesca a mosca….. pace dei sensi.
E poi la visita di un forestale che dopo aver controllato i permessi, insieme alla sua squadra ha effettuato un ripopolamento di novellame.
Grazie per il lavoro che fate!
Gianni Bazzi
Fatto anch’io fino a pochi anni fa con stesso spirito. Dormito a lago Malghette x essere pronto all’alba. Calato con corde in forre pericolose, sempre solo. Ora a 82 anni solo splendidi ricordi