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Voluta, cercata, presa. Storia di una carpa che non è come tutte le altre

La storia di una carpa vista, cercata, voluta ardentemente, e presa. Un racconto del nostro Ambassador Andrea che dà una risposta precisa alla domanda: “Perché siamo carpisti?”. Buona lettura, anglers.

Purtroppo (e per fortuna), gli impegni di lavoro mi tengono sempre più lontano dalla pesca e, onestamente, nel poco tempo che mi rimane sono così stanco che non avrei nemmeno in mente come costruire un semplice montaggio.

Per combattere lo stress, ho iniziato a fare un minimo di attività fisica, tra cui il jogging, ma come si suol dire, “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.

Con gli occhiali polarizzati in testa, mi incammino, seguendo percorsi che si snodano a una spanna di distanza dal Lambro.

Il Lambro, esatto.

È sempre stato una sorta di ossessione per noi pescatori della zona, soprattutto per chi ben sa che può regalare “grosse” emozioni e qualche jolly.

La carpa koi, il traguardo supremo (oltre al miglioramento del proprio record personale) per ogni appassionato di carpfishing.

Ma tornando a noi: esattamente un anno fa, il 14 agosto 2022, durante una corsetta pomeridiana, scorgo una macchia arancione di dimensioni considerevoli.

Rapito dalla vista, mi fermo a osservarla e le mie supposizioni diventano realtà: è una koi!

Bene, il pesce c’è.

La zona, come da mia abitudine, è ben camuffata, quindi decido di tentare. Investirò il poco tempo libero che ho in questo progetto.

C’è solo un piccolo problema: lo spot è davvero lontano dalla “civiltà”, e per quanto è configurato, è praticamente impossibile raggiungerlo con il carrello.

In effetti, almeno metà delle notti le ho trascorse senza tenda per alleggerire il carico.

Ho persino venduto la branda per sostituirla con una più leggera, riducendo il peso del carico.

Paolo sa bene quanti pensieri mi sono fatto per catturare quel pesce, ma niente da fare. Inafferrabile e astuto, come ogni koi che si rispetti (chi le ha prese a vista sa di cosa parlo).

Il tipo di pesce che si abbuffa di pastura, rimane tranquillo sullo spot ma quando incontra il nostro montaggio, continua per la sua strada, apparentemente indifferente.

Se aggiungiamo il fatto che spesso pesco a vista durante il giorno, potete immaginare quanto sia frustrante vederla nuotare spesso nella zona, ma mai in vero stato di alimentazione frenetica. Nel frattempo, i tentativi continuano.

Nel tratto di fiume ci sono circa una quindicina di carpe, e le ho catturate pressoché tutte.

Alcune sono state riprese due volte, ma chi manca all’appello? Ovviamente, la koi!

Mi ha letteralmente preso in giro per un intero anno (non sto scherzando). Ho provato di tutto, dal mais alle tiger nuts, dalle lumache al pane galleggiante.

Demoralizzato, ho abbandonato la zona per un po’.

Il tempo passa, tra un’onda di piena e l’altra non riesco a controllare se la koi sia ancora nella zona. Poi arriva la tempesta del 24 luglio scorso e potete immaginare in che condizioni è rimasto lo spot… Tutto distrutto, le postazioni sono sparite e non c’è più spazio per sistemare decentemente una canna, nemmeno una canna compatta!

Ma non mollo, convinto che ce la farò. Trovo un piccolo spazio giusto per una canna e un guadino, anche se non so quando potrò provare a pescare. Ormai è solo una questione di tempo (e di determinazione).

Alla fine, la sera del 14 agosto 2023, lanciato e pronto, mi dirigo verso lo spot. È una notte limpida, essenziale come sempre.

Opto per una pesca aggressiva: canna Nash Dwarf da 6 ft, picchetto singolo e come terminale il mio amato rig Lambro: IQ-D rig con amo Korda Kurv Shank del 4, esche Essential Cell bilanciate da 18 mm, trattate con Goo al gusto ananas.

Come pasturazione, una decina di palline di boilies, le Yellow Fruit di Over Carp Baits, e una manciata di mais utile anche per “distrarre” gli indesiderati pesci di disturbo.

Siamo pronti, tutto è a punto, presentazione precisa a una spanna dalla sponda (chi mi conosce sa quanto io ami pescare sotto la punta delle canne), filo in bando e tutto è pronto.Il buio cala e sono già le 23:30.

Alcuni segnali acustici dal mio segnalatore, penso a qualche barbo.

Poi il silenzio per circa venti minuti

Poi due piccoli segnali secchi…

Ancora silenzio e poi un colpo, il segnalatore si attiva. Considerando che sono ancora sveglio, mi precipito verso la canna.

Tuttavia, il combattimento è strano. Inizialmente penso sia un barbo, poiché la resistenza è minima, quasi nulla, ma poi inizia a tirare… Ok, probabilmente non è un barbo…

Dopo poco vado con il guadino. Grazie alla luna brillante, la visibilità è buona, quindi decido di non usare la torcia. È una carpa, ma il colore è…

Accendo la torcia e scopro una meraviglia! Indovinate? La koi!

Avevo la sensazione che prima o poi ci sarei riuscito, come sapevo (o forse speravo) che l’avrei trovata proprio lì, nell’unico punto ancora raggiungibile.

Era il luogo in cui l’avevo incontrata più volte in passato! Una koi… Nel fiume più abusato della zona.

Eppure, per noi, ha sempre rappresentato un’emozione, e io ne sono testimone.

Con il cuore che batte forte, infilo il pesce nella sacca. L’alba è alle porte e non voglio sprecare l’opportunità di fotografare un pesce così, in queste acque e in queste condizioni.

Un consiglio che voglio darvi è di impostare obiettivi, qualunque essi siano.

E rimanere costanti, sempre!

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